La carota selvatica rappresenta una vera sorpresa tra le erbe spontanee.
La carota selvatica è la Daucus carota, antenata delle carote che finiscono sulle nostre tavole.
E’ una pianta sorprendente, e andando per campi, è facile incontrarla.
Fa parte della famiglia delle ombrellifere, per cui vi consiglio di essere molto accorti e sicuri prima di adoperarla.
In primavera è facilmente riconoscibile grazie al gradevole profumo “carotoso” che emana dalla sua radice, quindi per riconoscerla occorre raccogliere l’intera pianta, radice compresa, e annusarne la radice, ma prima di fare ciò occorre essere davvero sicuri che il suo fusticino non presenti macchie scure, nel caso evitate di raccoglierla, non è di certo una carota.
Quando la Daucus cresciuta sviluppa il suo bel fiore, non potrete di certo sbagliare nel fare il suo riconoscimento, la sua semplice bellezza è composta da un’infiorescenza bianca che pare un centrino ricamato da piccole mani sapienti che ne hanno apposto la firma macchiandolo con una piccola piccia nero-amaranto.
L’infiorescenza col tempo maturerà dei semi, esattamente come fanno le altre ombrellifere, il finocchio può essere un buon esempio per aiutarvi a comprendere come queste piante possano proliferare, e la carota selvatica quando arriverà ad esser secca ancora carica dei suoi molteplici frutti mostrerà un portamento austero e fiero.
E’ una pianta straordinaria in ogni stagione.
A fine estate la notate senz’altro. Aguzzate la vista e nei prati ormai bruciati dalla calura estiva portate attenzione fusti eretti e scuri che svettano facendosi notare assai in mezzo a campi brulli, fusti di piante dai fiori ormai scuri e rinsecchiti, arricciati verso l’interno come chiusi a bocca stretta.
Fiori ormai sfioriti da tempo, andati a frutto e poi spogliati. Paiono universi esplosi o implosi.
Trovo interessante il fatto che i fiori, una volta andati a frutto di bellissimi semi un pò arriciati e gonfi, seccandosi paiano come bocche chiuse, visto che gli antichi greci la chiamavano “Stafilinos” per indicare che questa pianta veniva utilizzata per le infezioni orofaringee. Le brattee distese durante la fioritura, si piegano a palla al momento della fruttificazione e rendono la pianta molto evidente, inoltre, i semi, seccandosi,cadono lasciando le brattee chiuse e scarne. Le persone si stupiscono quando incontrando queste piante nelle nostre passeggiate, spiego loro che si tratta dei fiori della carota selvatica, ai loro occhi è solo un’erbaccia qualunque, ma inutile dirvi che non esistono erbacce qualunque.
La carota selvatica è una pianta comunissima, la possiamo incontrare dal mare alla montagna in tutti i terreni a terra grossa e argillosa, predilige le zone aperte e soleggiate, e ha un portamento simile alla «sorella» coltivata.
Se volete conoscere l’antenata della carota commestibile, cercatela negli incolti, nei prati, lungo le strade, negli ambienti aridi. La carota, dal greco Daucus “Karotón”, può raggiungere un’altezza ragguardevole, anche 80 centimetri. Seppur ispida, quando è in fiore, pare un bellissimo centrino ricamato dalle piccole fate dei fiori tanto è delicata e bella nel suo splendore bianco che a volte tende al rosa.
E’ facile confondere la velenosa cicuta (Conium maculatum) con la carota selvatica e con l’angelica. Tre Apiacee o Ombrellifere. Occorre sapere che la cicuta emana un forte odore di pipì di gatto.La cicuta fiorisce già ad aprile, la carota inizia a giugno e l’angelica a luglio, ciò potrebbe tornarci utile nel caso voleste azzardare un riconoscimento, ma in questo caso, è indispensabile avere la certezza assoluta di quanto si sta raccogliendo, con le ombrellifere consultare un manuale non è sufficiente, occorre assolutissimamente affidarsi a qualcuno più esperto di noi.
Con le spontanee, nell’incertezza è sempre meglio soprassedere.
Comunque, nel caso delle ombrellifere, ( Aneto, Angelica, Anice verde, Cerfoglio, Coriandolo, Cumino, Finocchi -marino e selvatico- Imperatoria, Levistico, ombrellino pugliese) occorre sempre controllare che il gambo non sia maculato, ovvio segnale di avvisaglie dello starne lontani perché trattasi di cicuta o cicutina, e se stiamo cercando la Daucus, accertarsi che nel centro della corolla bianca del fiore ci sia una macchia porpora-nerastra che rappresenta il segno evidente che trattasi di carota. Inoltre, tutta la pianta, emana un delicato odore di carota,e la radice più che mai.
Grazie alla molteplicità di semi che la carota selvatica è in grado di produrre, è considerata una pianta infestante. La sua radice è lunga e a fittone di colore bianco-giallastro, molto piccola se confrontata con quella coltivata. Un tempo veniva utilizzata come cibo, perché è commestibile anche se legnosetta.
Pianta ricca di olio essenziale, pectina, flavonidi, sostanze minerali, carotene e vitamine B1; B2, C. L’infuso dei semi stimola la digestione, dona sollievo nelle affezioni delle vie urinarie e per l’alto contenuto in oli essenziali è considerato un vermifugo. Inoltre è un’ erba aromatica indicata in caso di calcoli urinari, cistite, gotta, edemi, nella digestione con flautolenza e nei problemi mestruali.
Possiede proprietà emollienti e protettive cutanee. Lenisce le scottature agendo come bio-attivante cutaneo, vero e proprio rimedio antinvecchiamento, stimola l’abbronzatura e cura le impurità della pelle, acne, foruncoli, geloni, ascessi. Dona colore, luminosità, morbidezza e freschezza alla pelle.
Apprezzata da sempre per il suo delicato profumo di iris che viene impiegato in profumeria e nelle creme antirughe miscelato e combinato con altri oli di origine vegetale. Con i semi maturi di carota, uniti ad un buon olio e cera d’api preparo una crema che è un vero portento in caso di rughe, pelle secca o screpolata.
E’ stato riportato che contiene un composto anticoagulante, il ferulenolo, che non è presente nella carota coltivata.
Diverse sono le leggende che riguardano questa pianta: si riteneva che un fiore di carota, raccolto nelle notti di luna piena, servisse a curare l’epilessia, oppure che aiutasse il concepimento, atta a curare l’impotenza maschile e considerata afrodisiaca. In Inghilterra, un tempo si instaurò fra le dame la moda di adornarsi i capelli con rami fioriti di carota selvatica, probabilmente chiaro segno di disponibilità..
La pianta non ha usi particolari alimentari, si possano usare le foglie tenere aggiunte in misticanza e i semi macinati assieme a un po’ di sale grosso, utilizzati per condire vivande varie. Dai semi si estrae un olio, utilizzato nella fabbricazione di liquori e nella preparazione di composti aromatici, ottimo antirughe mi diceva la mia nonna. In aromaterapia l’olio essenziale di carota viene indicato per il trattamento e la rimozione delle rigidità emozionali che interessano il plesso solare e il cuore. Il centro del fiore viene usato dai miniaturisti come colore.
Nel linguaggio dei fiori e delle piante i fiori della carota selvatica simboleggiano la felicità e sono considerati un simbolo di festa. Secoli fa, venivano utilizzati per abbellire gli ambienti in occasione dei matrimoni.
Bene, siam giunti alla fine, “stretta è la foglia, larga è la via, dite la vostra che io ho detto la mia!!” Così diceva la mia nonna Tecla, mia maestra d’erbe e di Vita.
Vi abbraccio forte, son l’Erbana una selvatica tra prati, boschi e cucine.
molto ben fatto e utile
Grazie :-)
Interessantissimo però non ho capito una cosa, quindi il frutto è… Il fiore?
Puo dirmi come utilizza i semi per la crema con olio e cera d’api? Interi,macinati…non riesco immaginare
grazie
Grazie ,molto utile
Mi fa monto piacere, grazie :-)
i semi li metto in olio interi, volendo si potrebbero anche frantumare con il mortaio prima di metterli in olio,
però poi occorre filtrare molto bene, prima di emulsionare con la cera d’api :-)
Quando il fiore termina la sua funzione, si evolve donando piccoli frutticini, sono semi tipo quelli di finocchio, e profumano di carota :-)
Molto ben spiegato… quasi magico… grazie!
Perdonami, ma la radice quindi non è commestibile?
La radice è commestibile, molto coriacea, piccola e legnosa. Preferisco utilizzarne i semi :-)
Grazie, sempre chiara, completa e comprensibile.