Il sambuco è una pianta meravigliosa che si offre con grande abbondanza e generosità, e io lo adoro.
E’ da marzo che gli occhi si riempiono della bellezza delle fioriture di Madre Natura, ma quando finalmente si incontrano i meravigliosi alberi di sambuco carichi di piccoli fiori stellati raggruppati ad ombrelle profumatissime, il mio cuore si riempie di gioia.
Questa pianta fiorisce da aprile a giugno e durante la sua fioritura potete riconoscerla facilmente perché quando i sambuchi decidono di fiorire, le rive e i boschi si riempiono di meravigliose macchie bianche.
Quando ho l’onore di incontrarne un’esemplare, la sua presenza mi rasserena.
Non stupitevi delle mie parole, quando passi buona parte della tua vita in compagnia del mondo vegetale diviene “normale” dar retta alle sensazione che ogni “creatura” suscita nel tuo animo.
Gli antichi celti onoravano il sambuco come albero della guarigione usandolo nei riti per guarire i malati, era simbolo di rinascita e rinnovamento.
La trovo una pianta fenomenale, i suoi fiori son quasi magici per la loro bellezza e per il profumo che inebria l’aria.
Oggi voglio raccontarvi come mi lascio aiutare da questa meravigliosa pianta. Utilizzo i suoi fiori per fare un profumatissimo sciroppo, dopo di che diverranno l’ingrediente principe della schiaccia dell’Erbana, e se ho avuto la fortuna di trovare una fioritura cospicua essiccherò qualche corolla da conservare, per poi utilizzarla come infuso antinfluenzale invernale, o per farcire golosissime crostate pere e sambuco o per rifare schiaccia e sciroppo se durante l’anno avrò desiderio di ripranzare in compagnia di questa meravigliosa pianta.
Bene, mettiamoci all’opera!
Cercate un bell’albero carico di fiori e raccoglietene senza lasciar nuda la pianta.
Giunti a casa col vostro bottino di candidi fiori bianchi, immergete 12 infiorescenze in 1 litro d’acqua, possibilmente di sorgente, con 1 limone bio a pezzi, e fate macerare per 24 ore.
Filtrate, pesate il succo e unitelo allo zucchero in proporzione 1 a ½ ( io preferisco usare lo zucchero di canna, voi scegliete quello che preferite ;-) ).
Poi mettetelo sul fuoco e portate a bollore, lasciando sobbollire finchè non comincia ad addensare.
Ora lo sciroppo è pronto da invasare. Conservatelo tra le conserve più preziose. Si conserva a lungo, bevetelo diluito. Servite in belle caraffe accompagnato da fresche foglioline di menta o di erba di san Pietro.
E’ una bevanda tipica del nord Europa, è un rimineralizzante che disseta. I fiori filtrati non andranno buttati, scartate i limoni, e utilizzate i fiori per impastare una bella schiaccia ai fiori di sambuco: il polline del sambuco ha proprietà fermentative, quindi per impastarla occorre poco lievito.
Vi avverto, una volta assaggiato il sambuco non se ne potrà più fare a meno, è una pianta che incanta!
CURIOSITA’ – Tutte le parti della pianta sono fortemente velenose per la presenza di cianuro, fanno eccezione i fiori, usati per preparare sciroppi, frittelle o pani aromatizzati (Marradi è famosa per le sue schiacce) e le bacche mature, raccolte in autunno, dal sapore aspro e intenso che vengono utilizzate per fare conserve unite alla mela, o per aromatizzare liquori.
Al sambuco gli si attribuiscono poteri magici capaci di proteggere dall’oscurità, ecco perché nell’antichità questo albero era sempre presente nei siti rurali o nei monasteri.
In Austria veniva chiamato “Farmacia degli Dei” e la tradizione contadina imponeva di inchinarsi 7 volte al cospetto di una pianta di sambuco in riconoscimento delle potenti virtù di cui può farci dono: fiori (depuranti), frutti (per raffreddori), foglie (per impacchi per la pelle), corteccia (intestino), radici (gotta), resina (lussazioni) e germogli (nevralgie), inoltre dal soffice legno dei giovani rami svuotati del midollo si ottenevano fischietti o flauti ai quali si attribuivano poteri magici capaci di proteggere da sortilegi e magie.
Sperimentate sempre e abbiate cura di voi che siete l’ingrediente principale della grande ricetta che è la vita! Un abbraccio dall’Erbana
Articolo scritto per in numero di maggio 2017 di Vivere Sostenibile Romagna