La munnezza è una faccenda seria.
Oggi voglio parlarvi del problema della munnezza. Uso appositamente questo termine perchè racchiude non solo il pattume, ma la modalità in cui esso si tratta.
Nel mio frequente girovagare , purtroppo mi capita sempre più di notare, che malgrado siamo giunti al 2020, la gente non ha ancora apportato le modifiche necessarie rispetto all’ambiente.
Vivendo a stretto contatto con la natura, ciò è sotto i miei occhi ogni giorno; ma anche in città accadono cose che possono far pensare.
Voglio condividere con voi un’evento che ha molto segnato il mio vivere in città.
Abitavo in via Borghi mamo, dove, quotidianamente, accadeva di discutere con un vicino di “retto” grado universitario, che la notte lasciava il suo pattume sul pianerottolo e la mattina lo buttava velocemente nel cestino della fermata dell’autobus. Allungarsi ai bidoni, come ogni cittadino di buon senso comune fa, gli faceva rischiare di perderle l’autobus, e quando tutte le mattine suonavo al suo campanello, facendogli notare che il suo pattume avrebbe potuto tenerselo in terrazza e anche differenziato, mi borbottava da dietro alla porta “ancora lei? Lei non sa chi sono io!” e io gli rispondevo sempre “uno zozzone! Acculturato, altolocato, ma sempre uno zozzone”. Mi ha odiata, ma pazienza, si metta in fila, io non taccio di fronte alle sconcezze.
Ci stupiamo di come vanno le cose, ma è così che devono andare se siamo ancora circondati da persone che buttano i loro rifiuti nel cestino alla fermata dell’autobus, adatto solo a piccoli risulte, associo questo atto di negligenza a quelli compiuti da coloro che lanciano i propri rifiuti dal finestrino della propria auto in corsa, d’altronde alcuni di essi lo fanno anche con gli animali. Non crediate che questi esempi siano dissimili, la disattenzione non fa differenze.
Ogni volta che mi capita di vedere sacchetti dell’immondizia a bordo strada, che siano autostrade, strade di campagna, boschi o città, mi rattristo.
Ho passato intere vacanze a raccogliere immondizia sulle spiagge meravigliose della Sardegna. Ancora adesso in passeggiata porto con me un sacco per raccogliere bottiglie e pattumi vari che la gente abbandona nei boschi o getta dai finestrini quando finiscono di bere, mangiare o fumare. Non pensano agli animali che potrebbero inavvertitamente ingerirli, non pensano ai danni ambientali, o semplicemente alla bruttezza che creano facendo ciò. Non pensano.
Pensare spesso è un atto collegato al cuore. Non è da tutti.
Due giorni fa si sono spiaggiate due balene sulle coste dei mari a noi vicini, morte a causa dell’ingente quantità di plastica ingerita, è un delitto di cui molti si dovranno fare carico. Occorre pensarci ogni volta che utilizziamo la plastica e la gettiamo via con non chalance, dove andrà a finire? Cominciamo col rifiutarla e sostituiamola con involucri e oggetti non usa e getta. Cominciamo da qui.
Sappiamo tutti quanto tempo ci mettono i rifiuti costituiti dai materiali derivati dalle sintesi del petrolio a decomporsi, sono poco biodegradabili, alcuni ci mettono decenni, altri molto, molto di più. Una semplice ciccles masticata potrebbe soffocare un passerino se solo la ingoiasse attratto dal profumo e dalla fattezza, eppure gli zozzoni non smettono, continuano a gettare tutto a terra, come se ci fossero solo loro, come se il mondo gli appartenesse, come se dovesse passare qualchedun’altro a ripulire le loro nefandezze. Anche i mozziconi di sigaretta concorrono allo scempio e son bruttissimi a vedersi, e ancora non comprendo perché i non fumatori debbano subire questo insulto dai fumatori e tacere per rispetto, di quale rispetto stiamo parlando? Sono schifata, triste, stupita, amareggiata, incazzata.
Ma come si fa, mi chiedo? Costoro abitano forse su un altro pianeta? A casa loro, come fanno? Ma come si fa a bere da una bottiglia e poi a sfrombolarla fuori dal finestrino? Ma che modi sono?
A volte mi viene il pensiero che sarebbe davvero bello che le munnezze di coloro che le hanno buttate per terra gli ricrescessero addosso, alcuni avrebbero davvero di che vergognarsi. A volte ci vergogniamo per cose davvero ridicole, mentre occorrerebbe vergognarsi per questi sfregi che si compiono verso Madre Terra.
Io so che sono una brontolona che mi faccio carico anche del fatto che le persone buttano il pattume in luoghi davvero ameni, quando basterebbe riportarseli a casa e magari fare anche la differenziata, ma credo che basterebbe davvero poco per fare esprimere un diverso modo di essere, per attuare un cambiamento.
Credo che la bellezza non sia per tutti, non tutti la vedono, non tutti la comprendono. Se la si vedesse non si avrebbe il coraggio di inzozzarla con la munnezzza. Non verrebbe neanche in mente di gettare nulla dal finestrino o di abbandonarla per strada.
Basterebbe trattare ciò che ci circonda come trattiamo ciò che ci appartiene, anche se non sempre vale questo principio.
Molti non sono neanche in grado di occuparsi di sé stessi, figuriamoci pensare ai beni comuni.
Fatto sta, che mi vien da pensare che alcune persone non meritino di poter godere della bellezza della Natura con le poche accortezze che le riservano. Però, poi penso al fatto che io vedo la natura come se fosse una Grande Madre, e allora comprendo. Una Madre lascia che i propri figli imparino dal proprio vivere, non li riprende costantemente , anche se poi potrebbe arrivare al suo limite di sopportazione e scrollarsi di dosso ogni cosa, e sappiamo che quando Madre Terra scrolla le spalle sono dolori.
Per l’effetto della legge del contrappasso so che la ruota gira, e prima o poi i creatori di zozzeria snadrazzeranno nelle loro schifezze, spero solo che possano sapere che ciò che vivranno sarà frutto della loro disattenzione e superficialità.
Però sono fiduciosa nel genere umano, ovvero vorrei esserlo totalmente, e spero, mi auguro che possa avvenire un vero miracolo, ovvero che questi esseri si risveglino e comprendano velocissimamente che possono ancora portare cambiamento e rimediare alle loro mancanze.
Prendersi cura di Madre Terra significa anche indignarsi per il sudiciume che le riserviamo, significa chinarsi e raccogliere una bottiglia di plastica o di vetro mentre si passeggia in un bosco o si sta sdraiati su una spiaggia, significa cercare di ridurre i rifiuti a Zero, e potersi concedere di girovagare in natura godendo solo delle sue magnificenze senza doversi indignare della maleducazione altrui.
Occorre potare attenzione, se non ci accorgiamo più di nulla, il grosso rischio è quello di perdere le meraviglie che ci circondano.
Madre Natura ci sostiene e ci ama, e noi cosa facciamo per lei?