Pakaging, qualità e prezzo, la veste fa il monaco?
Per ExtraLucca 2018 ho visitato la manifestazione con Antonietta Mazzeo e insieme ad Angelica e Francesco, due giovani produttori d’olio, entusiasti per la loro ultima produzione; loro assicurano che fare l’olio è un lavoro che richiede accuratezza, passione, professionalità. Nelle sale che ospitavano i produttori, in molteplici postazioni, la prima cosa che attraeva la nostra attenzione era il packaging dei prodotti e il sorriso dei produttori. Infatti, alcuni packaging sono davvero particolari e ricercati, oserei dire preziosi, e una buona fetta del prezzo dell’olio se ne va lì, viceversa, alcuni prodotti sono tutto packaging e poca qualità, mentre alcuni oli sono meravigliosi, ma peccano di una veste poco curata che allontana e devia. La vista è un senso importante che apre al gusto e all’olfatto.
Nella fantasia dei consumatori si pensa che l’oliva si franga col vecchio mulino a pietra con due ruote che girando producevano l’olio, mentre quando la spremitura a freddo delle drupe avviene attraverso processi meccanici, i mulini sono complesse macchine in acciaio posizionate in stanze il più possibile sterili, e l’olio così estratto viene conservato in recipienti inox, con l’ambiente saturo di gas inerte all’interno, per poter così mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche del prodotto. Ascoltando i produttori che con fierezza raccontano le lunghe ricerche e le fatiche che ammantano i loro olii, mi rallegro al pensiero che nel parlare di olio insisto nel dire che la bottiglia che lo contiene va tenuta protetta in cucina, lontano dai fuochi, al riparo da luce e aria, lontano anche dal freddo, in bottiglie ben tappate e scure. La luce è uno dei peggiori nemici dell’olio evo, e con lei il calore. Disporre di piccole confezioni di olio permette di contenere l’effetto dell’ossidazione, e quando è il produttore a confezionarle incide molto sul prezzo, ma esalta la qualità. L’olio racchiude in sé una miriade di preziose caratteristiche che vanno tutelate. I polifenoli contenuti nell’olio evo sono una mano santa per il nostro organismo e fanno bene, e di questa proprietà i produttori ne vanno fieri, conoscono a menadito le proprietà salutari dei loro olii.
Ho trovato illuminante le spiegazioni che i produttori mi hanno elargito sulle varie tipologie di olio, e ora mi è abbastanza chiaro come ogni regione offrendo un territorio differente, e spesso un’unica regione offre terreni diversi, come mare-monti-pianura-lago, oppure sassi-sabbia-terreno erboso, così appunto ogni connotazione dona all’olio varietà di profumi e sapori, e con essi anche l’esposizione solare e l’ esposizione ai venti influisce. L’olio porta in dote l’unicità dell’uliveto da cui proviene, ciò è chiaro assaggiando e confrontando la molteplicità di oli a nostra disposizione. Un produttore di Canino (Viterbo) ha creato un cofanetto contenente 6 oli provenienti da olive colte su 6 appezzamenti dislocati in un breve arco di territorio dalle caratteristiche differenti per collocazione sul livello del mare, con ulivi di varie età. Un’unica cultivar, 6 terreni, 6 oli diversi. L’ha chiamata collezione monovarietale “i Caninesi” di I&P. Un esperimento da apprezzare.
Ho notato che alcuni produttori propongono una carta degli oli che mostra diverse scelte dal sapore delicato a quello più intenso, dal sapore amaro a quello dolce, ciò comincia ad istruire il consumatore a scegliere anche in questo campo. Ho chiesto il motivo di tale proposta, e mi è stato detto che la carta è stata pensata soprattutto per i ristoranti che hanno la possibilità di interagire con una bella rosa di clientela. Quindi è nell’aria che a breve nei ristoranti troveremo la carta degli olio accanto alla carta dei vini e dei Sali, io vorrei anche quella delle acque, così mi auguro avvenga. I produttori si son messi avanti creando piccole confezioni miste di oli. Conosco persone che girano con piccole bottigliette di ottimo olio evo nella borsa e lo adoperano quando vanno al ristorante, purtroppo anche in locali blasonati capita che l’olio servito a tavola sia un ultimo prezzo da 4€ al litro. Il consumatore si è fatto esigente e fa della qualità di ciò che mangia una scelta di vita.
Parlando coi produttori si capisce come un olio evo non possa costare 4€, e la domanda sorge spontanea: se per il motore dell’auto siamo disposti a spendere dai 18 ai 24€ per un litro d’olio, perché si storce il naso se l’olio evo da destinare alla nostra tavola arriva a costare dai 18€ in su ?
Lascio a voi la risposta a questo quesito