Oggi voglio parlarvi di una pianta molto comune e credo che la conosciamo tutti perché è molto presente intorno a noi, e io ne ho ricordi dai tempi della mia infanzia, e chissà.. forse anche voi li avete! Scopriamolo.
il dolcissimo trifoglio rosso in fase di fioritura si presenta come una “ballotta” di fiori color porpora ricoperta di piccoli calicini profondi e sottili, ricchissimi di dolcezza. Si tratta del Trifoglio rosso e lo possiamo trovare nei nostri giardini in città, nei parchi, nei prati, nei pascoli e negli incolti. Da bambina adoravo ciucciarne i “tubicini”, e quando li vedo ho ancora memoria del loro sapore dolcissimo!
A volte mi è capitato anche di incontrare un trifoglio dall’infiorescenza bianca, non è dolce uguale, e personalmente mi attrae meno, lo trovo meno provocante .. in entrambi i casi, le foglie hanno una macchia biancastra a «V» sulla pagina superiore e non occorre un gran studio per arrivare a capire che il suo nome deriva, per l’appunto, dal numero di foglie,tre, anche se a volte, 1 su 10mila, possono avere quattro foglie, e sono considerati dei portafortuna, io ne trovo anche da cinque, a voi è mai capitato?
La sua caratteristica forma ha da sempre rappresentato, nelle varie epoche ed in diverse culture, un simbolo distintivo e beneaugurante. Per i primi cristiani il trifoglio rappresentava la Trinità e la salvezza dal peccato, in quanto gli venivano attribuite proprietà curative contro il morso di serpenti e scorpioni, a quei tempi rappresentazioni del demonio, svelato così da dove deriva la nostra paura di queste creature! Quanti condizionamenti!! Uffi!!!
Data la sua ricchezza in proteine viene coltivata come importante pianta foraggera denominata «pane del latte» in quanto apprezzata dal bestiame e molto adatta anche per arricchire il terreno con la rotazione agraria, grazie alla sua capacità di convertire l’azoto atmosferico. È una sottospecie dei fiori delle farfalle ed è anche un’importante pianta mellifera, il miele che le api producono da essa è conosciuto come rimedio casalingo per le sue virtù rigeneranti ideali per la pelle in caso di eczemi, psoriasi e acne..
Camminiamo calpestando questo dolcissimo fiore, con non scalance, senza prestargli alcun riguardo, senza sapere che questa semplice “piantina” è considerata in campo fitoterapico una manna dal cielo. Storicamente era venerato dai druidi, i Greci e i Romani ne studiarono le proprietà curative, e lo usavano per lenire ferite, cicatrici, seni dolenti e gotta, per calmare pertossi, bronchiti, e diarree. Aappeerò!!!!
Oggi sappiamo che è una pianta ricca di minerali, vitamine e fitoestrogeni, allevia i disturbi femminili legati al ciclo e contrasta i disturbi della menopausa. Potremmo considerarla la pianta alleata delle donne! Oltre ad avere un potente effetto antiossidante, addirittura tre volte maggiore a quello della vitamina C, ho anche letto che questa pianticella è risultata essere utile anche per la disfunzione erettile maschile. Mo dai!! Chi l’avrebbe mai detto! Quindi la si chiama pianta della fortuna per le sue innumerevoli qualità, non per il numero delle sue foglioline!!
È una fonte ricca di molte preziose sostanze nutritive tra cui: calcio, cromo, magnesio, niacina, fosforo, potassio, silicio, tiamina e le vitamine A, B-12, E, K e C. Tenendo presente che è una leguminosa, vi invito a sperimentarlo in cucina. La diamo da mangiare agli animali e noi ne ignoriamo le meravigliose qualità!! Ciò accade spesso con le spontanee. Il suo sapore vi riporterà a sapori gustati da bambini e forse dimenticati. Provatela in insalata, potete mangiarne qualche fogliolina unita ai fiori spetalati, oppure unitela ad una vellutata a base di patate, porri e carote, o utilizzatela per fare un risotto goloso. Sperimentate .
Curiosità – Nel 1940, si osservò che, nelle campagne australiane le pecore avevano smesso di figliare. La causa venne individuata nel trifoglio rosso che era diventato, in quei tempi di guerra, elemento esclusivo della loro alimentazione. Si iniziò a parlare di «malattia del trifoglio», infertilità provocata da un eccesso di fitoestrogeni. In quegli stessi anni si scoprirono e sintetizzarono gli ormoni femminili e si ipotizzarono le possibili applicazioni terapeutiche del trifoglio rosso nei disturbi della menopausa: vampate, depressione, osteoporosi, malattie cardiovascolari, iperlipidemie. Nel 1968 fu pubblicato il primo studio generale sugli estrogeni contenuti nelle piante foraggere e grazie a queste opere pionieristiche oggi si conosce in misura approfondita l’azione dei fitoestrogeni, impiegati nel trattamento naturale dei disturbi del climaterio.
Sperimentate sempre e abbiate cura di voi che siete l’ingrediente fondamentale della grande ricetta che è la Vita! Vi abbraccio forte, Beatrice Calia, l’Erbana.
Articolo scritto per Rock&Food